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8 MARZO 2024. Ore 18:00 Presidio a Largo Argentina. SCIOPERIAMO CONTRO LA VIOLENZA PATRIARCALE. Sciopero TRANSFEMMINISTA.

Roma è la città della cultura, dell’arte, della grande storia, dell’archeologia, del turismo di
massa e dei relativi indotti.

ciao daniela

ciao daniela
Brinderemo a te...

indisponibili

indisponibili

ROMA INDISPONIBILE
Prosegue la mobilitazione portata avanti dalla rete C.A.I.O..

Questa volta scendiamo per le strade di San Lorenzo per dire che, qualunque sia il risultato dei bandi, noi non
ce ne andremo dagli spazi che abbiamo rigenerato.

verbano 2024

verbano 2024

GIOVEDì 22 FEBBRAIO 2024 CORTEO CITTADINO VALERIO VIVE…LA RIVOLTA CONTINUA!
Via Monte Bianco ore 16.00 un fiore per Valerio, Carla e Sardo
ore 17.00 corteo

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Roma. 17 Febbraio 2024.

Tra il 2013 e il 2015, 10 milioni e 300 mila persone nel mondo hanno sottoscritto un appello internazionale che chiedeva la libertà per Abdullah Öcalan, rapito da un complotto internazionale il 15 febbraio 1999, e per i prigionieri politici in Turchia.


pelestina

pelestina

sabato 23 dicembre 2023 ore15:00 Roma-Via dei Fori Imperiali/Largo Corrado Ricci.Non ci piegheremo mai alla vostra barbarie: Stop al GENOCIDIO di Gaza
Il Movimento studenti palestinesi in Italia, UDAP-Unione Democratica Arabo Palestinese, Api-Associazione dei palestinesi in Italia e la Comunità palestinese di Roma vi invitano a partecipare alla manifestazione a
Roma-Via dei Fori Imperiali/Largo Corrado Ricci
sabato 23 dicembre 2023 ore15.00

È inutile girarci attorno, e versare fiumi di parole superflue: la situazione a *Gaza* è *disastrosa, orribile, aberrante*.
Persino la comunità cristiana di Betlemme, culla della Natività e disattendendo una forte tradizione storica, ha annunciato che sospenderà i festeggiamenti pubblici del Natale come gesto di solidarietà nei confronti dei fratelli nella Striscia di Gaza, sotto assedio dell'esercito israeliano da oltre due mesi.

Due mesi di occupazione militare e di violenza inaudita hanno comportato *oltre 17.500 vittime civili*.
Si tratta di omicidi volutamente perpetrati dall'entità sionista per rendere Gaza un luogo desolato ed inospitale, inabitabile per i Palestinesi che lì dimorano da sempre: parte del più ampio piano israeliano di espropriazione e furto delle Terre palestinesi.

Israele ha sganciato, secondo il Washington Post, oltre 29.000 bombe, di cui il 45% non guidate o "dumb bomb" (bombe stupide).
Il suo scopo è dissuadere ogni altro nemico dal resistergli, rendendo doloroso ed elevato il calcolo di vite umane da dover sopportare in caso contrario.

Ma cosa ha ottenuto Israele, versando tutto questo sangue innocente?

Nulla, o poco più.
L'IDF, l'esercito israeliano, non pubblica notizie precise sui propri obiettivi raggiunti, ma resta anzi vago.
Dal loro punto di vista, neanche un ostaggio è stato liberato, i tunnel non sono distrutti, grossi depositi di armi non sono stati scovati, Yahya Sinwar - leader di Hamas all'interno della Striscia di Gaza - è ancora vivo e la Resistenza Palestinese è attiva.
Ora vaneggiano "l'arma magica" dell'allagamento dei tunnel, che "sicuramente" consegnerà loro la vittoria: una stolta illusione.

L'IDF arranca, l'invasione militare è un fallimento.
Ma a che prezzo di vite umane innocenti per i Palestinesi?!

Questi obiettivi, declamati sulla carta, in realtà sono solo uno specchietto per le allodole, che nasconde lo sterminio dei Palestinesi e l'annessione territoriale, veri scopi sionisti.

Tutto questo è reso possibile dal sostegno che pochi, ma influenti, attori internazionali perpetrano: gli USA, ponendo il veto ad una Risoluzione di cessate il fuoco e messa in sicurezza della popolazione civile venerdì 8 dicembre, continuano a macchiarsi le mani dello stesso sangue versato dai vili israeliani.

Che ce ne facciamo, dunque, delle convenzioni di guerra a tutela dei civili?
E della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che solo il 10 dicembre ha compiuto 75 anni?

Carta straccia nelle mani del potente di turno, che ne fa uso e consumo a proprio vantaggio ed interesse!

L'11 dicembre 2023, è stato indetto lo sciopero mondiale per la Palestina: continueremo a protestare sino a che la terra palestinese non sarà libera da ogni soldato e colono sionista, e finché Giustizia non sarà fatta sui macellai sionisti, dal Primo Ministro Netanyahu all'ultimo soldato di truppa.

Abbiamo bisogno anche di te: non voltare lo sguardo di fronte a questo GENOCIDIO.

*Intifada fino alla Vittoria!*

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25 NOVEMBRE 2023 - Anche questo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, con più rabbia che mai e per l’ottavo anno consecutivo, Non Una di Meno chiama la marea in piazza. Quest’anno saremo in due città che per noi rappresentano bene l’urgenza di questo momento storico, a Roma e Messina, per permettere a più persone possibile di partecipare e organizzarsi contro la violenza patriarcale!

La rabbia sale contro la violenza che evidentemente non è un fenomeno emergenziale, ma strutturale e in continuo aumento, e che conosciamo bene in quanto donne, persone non binarie e LGBTQIAPK, con disabilità, persone razzializzate, migranti e seconde generazioni, sex workers e detenutə, che la vivono quotidianamente in tutti gli ambiti delle proprie vite.

Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 100 casi di femminicidi e transcidi, a cui si aggiungono, di quelli noti, almeno 12 tentati femminicidi, ed anche le aggressioni omolesbobitransfobiche e razziste sono purtroppo numerose.

Oltre alla violenza domestica, negli ultimi mesi si sono susseguiti diversi casi di violenze sessuali che hanno richiamato l’attenzione dei media. Sono state narrate con toni e linguaggi che spettacolarizzano e colpevolizzano costantemente chi la violenza la subisce, alimentando stigma e delegittimazione, spiano il privato delle persone coinvolte, cercano colpe e ragioni lontane, rendono protagonista chi la violenza la agisce giustificando e costruendo attenuanti per l’aggressore e, riducendo tutto a un fenomeno episodico e isolato.

Il governo ha prodotto un’opposizione solo formale a questi fenomeni, strumentalizzando gli stupri di Palermo e Caivano, rispondendo a violenza con violenza e militarizzando il linguaggio e i territori considerati “problematici” a causa della povertà e del degrado sociale, evidenziando ed accrescendo un antimeridionalismo sempre più feroce e discriminatorio. Lo stesso governo che ha portato avanti un attacco spietato alle famiglie omogenitoriali, ai percorsi di affermazione di genere, e più in generale alle esistenze delle persone LGBTQIAPK per cui l’Italia, ancora oggi, non garantisce diritti e tutele minime. A questo, si aggiunge la criminalizzazione del sex work, che riproduce lo stigma e invisibilizza la vita di chi fa il lavoro sessuale.

Nel mentre, in Parlamento, le forze di destra e conservatrici, in aperta complicità con i gruppi anti-gender e anti-scelta, sferravano attacchi continui contro l’educazione alle differenze, all’affettività, alla sessualità e al consenso nelle scuole, l’unico strumento che permette di smantellare fin dalla prima infanzia gli stereotipi di genere e le dinamiche di sopraffazione che stanno alla base della violenza.

Il governo tace anche sulle misure reali per il contrasto a questo portato di violenza, come il reddito di autodeterminazione, l’allargamento dei criteri di assegnazione per le case popolari e, più in generale, le garanzie per il diritto all’abitare, sottraendo fondi ai servizi e welfare svincolati dalla famiglia, e centrati sulla libertà di scelta. Una politica che si concretizza nella sottrazione di risorse ai Centri anti-violenza (CAV), presidi fondamentali nel garantire i percorsi di fuoriuscita dalla violenza, mentre nei criteri per l’assegnazione dei bandi scompare l’approccio femminista, in favore dell’ingresso silente ma costante di gruppi cattolici o fintamente “neutri”, come nei consultori.

Non è un caso se l’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato. Nei territori dilaga l’obiezione di coscienza con una media del 70% di personale obiettore. La sanità pubblica, d’altra parte, viene smantellata da decenni, compromettendo l’accesso alla salute riproduttiva, sessuale e ai percorsi di affermazione di genere.

Questo attacco sempre più feroce all’autodeterminazione di donne, persone non binarie e LGBTQIAPK, con disabilità, migranti e seconde generazioni, sex workers e alle persone povere, si esprime anche nella recente ma non meno importante cancellazione del reddito di cittadinanza e l’affossamento del – seppur pallido e del tutto insufficiente – tentativo di fissare un tetto per il salario minimo.

Allo stesso tempo, il governo partecipa e finanzia in prima fila all’escalation bellica, con la produzione e invio massiccio di armi, tentativi di moltiplicare le basi militari, oltre quelle già esistenti (non ultimo sul territorio di Pisa, a Capo Frasca, Sigonella e Niscemi), nonché in pratiche di controllo varie; quali ricoprire le Città di Venezia e Messina di telecamere a riconoscimento facciale (prodotte in Israele) già in sperimentazione nel trasporto pubblico di Padova. Uno strumento spacciato come prevenzione di una violenza sistemica che lo Stato risolve in un solo modo: repressione. Le stesse utilizzate per la repressione e genocidio delle nostre sorelle Palestinesi. Lo stato Italiano deve smetterla di essere complice di genocidi in tutto il mondo e schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo Palestinese.

Il fine ultimo di queste politiche è la conservazione e il rafforzamento della famiglia tradizionale: sotto la retorica sulla natalità, si nasconde la riproduzione della nazione bianca e ciseterosessuale, con ruoli e aspettative di genere che da sempre ci stanno stretti e con una buona dose di razzismo. La retorica su famiglia, natalità e Nazione infatti si consolida anche nella chiusura e esternalizzazione dei confini, nel razzismo di Stato, negli attacchi continui a persone migranti e razzializzate che vengono considerate, strumentalmente, come responsabili di tutti i problemi economici e sociali del paese. Contro i confini, contro la violenza che producono, contro le politiche razziste dello Stato, le persone migranti e le seconde generazioni si organizzano.

Siamo consapevoli però di quanto la violenza si nasconda spesso proprio nelle famiglie, nelle istituzioni e che la cultura di dominazione patriarcale ha la sua massima espressione nella guerra, dove violenza e dominio vengono normalizzati, potere e prevaricazione organizzano tanto le relazioni affettive quanto le relazioni tra Stati.

Non vediamo quindi discontinuità vera tra questo governo di estrema destra della Meloni e i precedenti meno conservatori e nazionalisti. Sappiamo bene che in un presente dominato dal capitalismo neoliberale, non ci sono istituzioni che mettano davvero in discussione le fondamenta costitutive della nostra società, ma tramite il pink, rainbow e green washing, sanno solo prendere delle nostre lotte contenuti, depoliticizzandoli, e costruiscono misure insufficienti.

Vogliamo costruire un mondo diverso, contrario alla logica patriarcale e capitalista del conquista e distruggi. Questa spasmodica ricerca di dominio per darsi l’illusione di essere forti. Dominare corpi. Dominare terre. Ed è per questo che la lotta transfemminista intersezionale si intreccia con la lotta ecologista, con la difesa dei territori.

In questa prospettiva non possiamo non citare il ponte sullo Stretto, che occupa un posto d’onore tra le grandi opere, essendo di fatto oltre che un affare economico-politico, anche un grande specchio per le allodole.

CozzaMario, [20/11/2023 10.05]
Non solo la propaganda e il tentativo di arginarla fagocitano completamente il discorso e le energie impedendo di fatto di pensare a problemi più urgenti, ma, ancor di più, i fautori del Mostro sostengono, da un lato che sarà il volano per tutti gli altri interventi e, dall’altro, che se ci fosse il ponte tutti i problemi sarebbero già risolti, tra cui il calo demografico e lo svuotamento dell’Italia tutta.
Allora ci chiediamo: i nostri territori e chi li abitano contano davvero così poco che la prevenzione dei terremoti, degli incendi e del dissesto idrogeologico -insomma, la cura minima del territorio- possiamo averli solo se funzionali a megacostruzioni di interessi miliardari?
Non solo lo Stato Italiano non permette contraddizioni alle scelte che prende arbitrariamente, ma paragona le manifestazioni di contrarietà per come si amministra il proprio territorio ad azioni sovversive. Lo conoscono bene lə compagnə NO TAV, visti allontanati dalla propria città attraverso la strumentazione del DASPO urbano per il decoro di cui tanto parlano.
Non possiamo aspettare il prossimo disastro per fare qualcosa e, se chi dice di occuparsi di noi non lo fa, dobbiamo occuparcene da solə.

Di fronte a tutto questo saremo ingovernabili, con l’amore, la rabbia, con i nostri corpi e desideri vogliamo far esplodere il vincolo di soppraffazione-dominio-obbedienza nelle case, nelle strade, sui luoghi di lavoro, ovunque!

Sappiamo che la guerra è la manifestazione più totalizzante della violenza patriarcale e ne intensifica gli effetti a tutti i livelli, per questo, e più che mai, siamo al fianco del popolo palestinese che affronta l’ultimo episodio della lunga storia di un genocidio portato avanti da uno degli apparati politico-militari più potenti al mondo, lo Stato di Israele. Non ci sono margini di ambiguità in questa storia di colonialismo, razzismo e violenza, tesa a cancellare il territorio palestinese e, soprattutto, il suo popolo.

Per questo, il 25 Novembre la marea si riprende strade e piazze: per ricordarci che insieme siamo più forti e solo unitə possiamo organizzarci e immaginare insieme come distruggere la violenza patriarcale, che è il fenomeno sociale strutturale più duraturo e pervasivo che conosciamo, così come i conflitti armati, che di questo sistema patriarcale sono diretta conseguenza.

Le maree del 25 Novembre tornano in piazza contro il governo, le sue politiche e le sue retoriche, che dietro una misera facciata di contrarietà alla violenza nei fatti ne riproduce e anzi consolida le fondamenta in tutti gli ambiti della vita: dalla scuola, alla famiglia, alle relazioni interpersonali, agli ospedali, ai tribunali, alle politiche pubbliche.

Il 25 N saremo a Roma e Messina per ribadire che siamo arrabbiate e vogliamo:

CozzaMario, [20/11/2023 10.05]
Una trasformazione radicale della società, consapevoli che non saranno pene più severe, militarizzazione e sicurezza ad azzerare la violenza. Anzi siamo sicurə che l’impianto punitivo del sistema sia parte del problema e non la soluzione, che è invece cambiare le fondamenta su cui questo sistema si riproduce
Scegliere noi chi considerare famiglia e che tipo di relazioni vogliamo avere, liberə da destini biologici e sociali
Un pieno riconoscimento e implementazione dei percorsi di educazione al consenso, all’affettività, alla sessualità e alle differenze nelle scuole a partire dalla prima infanzia;
Il rifinanziamento dei Centri anti-violenza, presidi fondamentali per il contrasto alla violenza, e l’approccio femminista come criterio fondamentale per l’assegnazione dei bandi, perché la prevenzione e il sostegno all’autodeterminazione nei percorsi di fuoriuscita da una prospettiva transfemminista sono elementi centrali e non sacrificabili
Il sostegno all’autonomia economica per donne e persone LGBTQIAPK attraverso misure reali di sostegno economico, unite a servizi e welfare adeguati e svincolati dalla famiglia nucleare
Una sanità pubblica universale e accessibile, la piena tutela del diritto di aborto e nuovi approcci alla medicina di genere, che garantiscano l’accesso alla salute e all’autoaffermazione di tutte le soggettività fuori da percorsi di colpevolizzazione, patologizzazione e psichiatrizzazione dei corpi
Il cambiamento delle narrazioni e del linguaggio con cui la violenza viene raccontata nei media e nel dibattito pubblico, per uscire dalle logiche di pornografia del dolore e ri-vittimizzazione
Un permesso di soggiorno slegato da qualsiasi ricatto lavorativo e familiare e leggi che consentano a chi nasce in Italia in famiglie straniere di avere subito il riconoscimento della cittadinanza
Ribadire il nostro posizionamento anticarcerario, riconoscendo nel carcere una delle peggiori violenze istituzionali
Un chiaro posizionamento in favore del popolo palestinese e della sua liberazione e una visione antimilitarista che ci permetta di evidenziare come i conflitti armati siano l’espressione più terribile della violenza patriarcale
La liberazione e il desiderio, come unici orizzonti rivoluzionari per i nostri corpi, le nostre esistenze e le nostre collettività

Infine questo 25 Novembre gridiamo forte contro la Regione Lazio, perché faccia marcia indietro sulla revoca della delibera che apriva alla casa delle donne Lucha Y Siesta l’uso degli spazi di via Lucio Sestio, a Roma, e che saranno ora messi a bando. Esempio violento dell’attacco istituzionale ai luoghi di liberazione femministi e transfemministi, contro cui saremo ancora più rabbiosamente in piazza.

Proprio per questo, chiamiamo l’assemblea nazionale del 26 Novembre alla Casa delle donne Lucha Y Siesta.

La rivoluzione sarà transfemminista, o non sarà: Il transfemminismo è ingovernabile!

FONTE - https://nonunadimeno.wordpress.com/2023/11/07/transfemministe-ingovernabili-contro-la-violenza-patriarcale/

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GIOVEDI 16 NOVEMBRE 2023. Ore 17.00. NUOVO CINEMA AQUILA. Via l’Aquila 66/74. Durante LOGOS – FESTA DELLA PAROLA: Presentazione del libro CENTOCELLE, racconti di un quartiere che resiste AA. VV., DeriveApprodi 2023).

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L’ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace!

CORTEO NAZIONALE ORE 15.00 DA PORTA SAN PAOLO A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE CHE RESISTE!

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VENERDI 15 SETTEMBRE 2023 - Ore 16 - Facoltà di Lettere, Università "La Sapienza". ASSEMBLEA PUBBLICA. Interverranno anche - Francesca Antinucci (moglie di Khaled) - Lucia Marchetti (madre, in collegamento) - Flavio Albertini Rossi (legale della famiglia)

mattia tomb

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Il CSOA Forte Prenestino esprime tutta la solidarietà e la vicinanza al nostro compagno Mattia Tombolini e alla Momo edizioni. La sentenza che li ha visti condannare è un atto gravissimo, che va a ledere il diritto alla libertà di espressione e di parola. Il Forte è a fianco di chi non ha paura di chiamare le cose con il proprio nom. Antifascist3 sempre!

foto max lupus1

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Scrivere chi era per noi Massimiliano significa tirare in ballo tante, troppe cose. Il chitarrista e la voce cattiva dei Lupus in Fabula, un compagno che passava quasi tutte le sue giornate e serate nel forte prenestino a spingere con tutti noi, ad arrabbiarsi, ridere, ragionare, difendere vivere il forte.

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Giovedi 8 Giugno presso l'Ambasciata Messicana. Ai popoli del Messico e del mondo, Alle persone, alle collettivitá e ai popoli che difendono la Vita. A coloro che sentono l'urgenza di agire di fronte a un sud-est messicano in fiamme.

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MARTEDì 6 GIUGNO ALLA SAPIENZA: END FOSSIL OCCUPY! 

Queste due settimane di occupazione sono state arricchite di contenuto politico, scientifico e da testimonianze di lotta: analisi di modelli energetici e sociali alternativi al modello capitalista; movimenti ambientalisti nazionali, come i NO TAV e internazionali come la lotta di Lutzerath; comitati territoriali cittadini e non, come le brigate di solidarietà dell’Emilia Romagna. Abbiamo creato questo spazio perchè riteniamo che non si possa parlare di giustizia climatica senza includerla in un quadro sulla totale instabilità sociale ed economica nel quale si trova la nostra società.

Oggi al Forte

10:00 - 13:00
Segreteria Mattina
10:00 - 11:00
Corso di Pilates 2023/2024
11:00 - 13:00
Acrobatica Aerea Corda
11:00 - 12:00
Kickboxing
15:00 - 20:00
Segreteria Pomeriggio
17:15 - 18:00
Micro Circo 2023/2024
18:00 - 19:00
Piccolo Circo e Acrobatica 2023/2024
18:00 -
Pub Dodici Detutto
18:00 -
Enoteca
19:00 - 20:30
Yoga 2023/2024
19:30 - 20:30
Boxe 2023/2024
20:00 - 21:30
Acrobatica aerea 2023/2024
20:30 - 22:00
Tango argentino
ror radioabbonamento round s

DIRITTOALLACITTALOGO

STOP-TTIP

Volantino GAP fronte

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